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I 4 progetti Stampati in 3D per combattere il Covid19 (e le altrettante possibili trappole)




1- Noi di #Astrati stampiamo e progettiamo in 3D e se possiamo diamo una mano.

Appena uscita la notizia delle valvole per l’ossigeno stampate in 3D da Isinnova per l’ospedale di Brescia tutta la comunità di stampatori, Makers o professionisti, si è interessata. In 24 ore le valvole mancanti, non più reperibili sul mercato e la cui penuria stava falciando vite umane, sono state stampate e messe in produzione. Le perplessità che hanno smosso i più è stata la lesione del diritto d’autore. Può sembrare poca cosa in confronto al “salvare vite umane” ma lo stato desidera da tempo immettere una tassa sulle stampanti 3D così come lo si è fatto sulle fotocopie e sui CD.

2- Fino ad allora, ovvero fino a quando l’emergenza non era scoppiata, i vari stampatori e progettisti si dedicavano a progetti per ridurre il contatto aprendo le maniglie usando il gomito, poi sono arrivate decine di progetti di mascherine, tutte così balzane che persino io, che potevo produrla in casa per andare a far la spesa, non l’ho neanche presa in considerazione.

3- Protezioni per i medici, soprattutto gli schermi protettivi e regolatori per mascherine. Questi due progetti hanno avuto scarsa risonanza mediatica e non si conosce l’effettiva diffusione e valenza.

4- Valvola Charlotte di Cristian Fracassi, sempre di Isinnova, sono valvole mono-paziente che trasformano la maschera da snorkeling della Dechatlon, oggi anche Mares, in “ maschere d’emergenza non certificate per strutture sanitarie in situazione di conclamata difficoltà nel reperimento di forniture sanitarie ufficiali, ma che possono sicuramente essere utili in mancanza delle maschere C-PAP utilizzate in terapia sub-intensiva”.



Noi di #Astrati abbiamo lavorato diverse volte in ambito medicale e la cura e l’attenzione che vengono date alla certificazione è sacrosanta. Quello che si sta facendo è per una conclamata necessità ma bisogna fare attenzione, la produzione di materiale medicale non deve andare a rallentare il lavoro del personale medico con tolleranze difettose, materiali che non sono a tenuta o pezzi troppo fragili, ancor peggio materiali che possono danneggiare un paziente già in serie difficoltà respiratorie .

La produzione di pezzi di tale importanza deve essere supervisionato da personale competente sia dal punto di vista medico che di ingegneria e devono essere stilati dei protocolli di emergenza: che materiali utilizzare, che tolleranze minime bisogna rispettare, una minima prova di resistenza del pezzo.


Noi di #Astrati abbiamo prodotto i primi test di prova dopo essere stati contattati una persona che ne aveva bisogno ed il pezzo: così progettato è risultato fragile e con tolleranze fantasiose. Anche la geometria fa un sacco di supporti nelle macchine FDM.

Sucessivamente siamo stati contattati da OFpassiON, contattati a loro volta dall’ospedale di Alessandria per la fornitura dei pezzi stampati in 3D per le maschere Dechatlon.

A questo punto ho chiamato un amico di famiglia, ex anestesista di Alessandria, per capire la reale necessità e il reale bisogno di un oggetto del genere. Mi ha detto che assolutamente ce n'è bisogno poiché un reparto non possiede una maschera C-PAP per letto ma devono essere resistenti, perché lo stesso paziente può metterle e toglierle più volte durante la degenza, e non devono perdere troppa pressione, in quanto la pressione all’interno della maschera deve rimanere positiva e costante (secondo le esigenze del paziente e le indicazioni del medico).

Per quella stessa persona che ci ha richiesto il primo pezzo noi ora stiamo valutando altri progetti, sia fatti da noi, sia messi a disposizione da colleghi. Uno che ci è piaciuto ad oggi, ma che non abbiamo ancora testato con l’ossigeno, è quello di Energy Group per la facilità di rimozione dei supporti e la resistenza.


Infine, questa chiamata alle armi degli stampatori 3D di tutto il mondo è una bella cosa ma deve essere supervisionata e standardizzata se non vuo


le essere un “sentirsi utili tanto per” o, alla peggio, un ennesimo boomerang per questa tecnologia.




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