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MonacoYacht Show 2016


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Astrati è ospite di Posidonia e di Italwinch alla fiera di Monaco riservata alla nautica e in particolare agli Yacht.

Arrivare a Monaco è un’impresa, ho preso una casetta a Mentone e il primo giorno vado in bus: dieci minuti tra le due cittadine, un’ora incastrati tra Porsche e Ferrari posteggiate in doppia fila nelle stradine strette chiuse tra i grattacieli e palazzine art decò.

La fiera è enorme, i produttori più grandi vi sono come espositori, i più piccoli come visitatori e incontro diversi amici di Genova: – Arianna! Che ci fai qua?- -Sono ospite di Posidonia, le ho fatto i prototipi in scala delle sue ancore direttamente dai disegni tecnici. Li offre ai clienti.-

La settimana prima c’era stato il salone di Genova, i più l’hanno disertato: -Mi fa tristezza, ogni anno è più piccolo…- mi confessa Davide, settant’anni e la maggior parte passati come commerciale dell’Orvea, oggi di Italwinch.

Poi incontriamo un ragazzo che invece a Genova ha esposto: “C’è una ripresa, tutti i cantieri hanno venduto!”. E l’aria inizia a farsi leggera. Nell’ambiente nautico il 2008 è stato l’anno nero, dove molti cantieri hanno chiuso; oggi io e Serena di Posidonia giriamo per gli stand e lei chiede informazioni sui nuovi uffici tecnici in quanto molti cantieri sono stati venduti e acquisiti da altri.

Lo stand di Posidonia, azienda storica che produce ancore e bitte customizzate, e Italwinch by Orvea, azienda che produce winch e salpa ancore, è bellissimo: ideato dal desiner Cranchi è nero lucido con disegnati stilizzati i loro prodotti. A sinistra esce la prua di una nave della grandezza di un desk e sopra, sproporzionato e lucidissimo, un salpa ancore da cui parte una catena che porta a un’ancora di Posidonia da 360 chilogrammi, sensualmente adagiata su delle onde di raso verde acqua.

Sopra il desk le ancorette trasparenti di Astrati pesano 36 grammi.


Parlando di stampa 3D è interessante vedere che molte aziende la conoscono per la prototipazione ma, anche quelle italiane, utilizzano stampatori francesi. Chissà perché, visto che le tecnologie additive non sono molto più sviluppate in Francia rispetto che da noi. Solo un’azienda italiana con cui ho parlato aveva comprato una stampante Stratasys, una di quelle grandi e costose otto anni fa, e dopo una ventina di stampate l’ha lasciata ferma a prendere polvere.

Oltre a vedere come vengono accolte le ancorette sto cercando un caso applicativo da portare a Formnext a Novembre insieme a Sisma, casa italiana produttrice di macchine che stampano il metallo. Sarebbe bello un verricello ma la diffidenza sembra ancora tanta.

Ecco Serena che vede un signore che si avvicina allo stand molto interessato:- Posso offrirle un nostro modello? Sono una scheda tecnica in 3D!-

– Grazie, sono del cantiere…

E il balletto tra il commerciale e il cliente inizia.

– Lo do ai miei figli…

– Non è un giocattolo!


Ma parlando dei figli, del modello, del fatto che è stampato in 3D… lascia un nome e un numero di telefono utile.

Nota di costume: il Rina fa degli ottimi aperitivi, alle 17.00 i paradisi fiscali e i creatori di applicazioni per il cellulare offrono champagne e gin tonic.

Lo stand della Nuova Zelanda ha un maori esposto con tanto di gonnellina di paglia e ragazzotti biondi in polo bianca dietro.

Sabato pomeriggio, alle sei di sera suona la sirena di chiusura della fiera, tutti gli yacht presenti rispondono al saluto, il canto delle balene cromate rimbalza sui monti.

Il plongeur olympique si lancia verso un futuro dorato.

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