Ore 8.30 del mattino.
Ho messo il trasferimento di chiamata del telefono dell’ufficio sul cellulare.
La tazza di caffè mi guarda, io la ignoro e rispondo al telefono.
Pronto Astrati?
Certo, mi dica.
Avremmo bisogno di otto buoi per ieri.
Scusi?
Abbiamo una mostra che inaugura sabato, abbiamo bisogno di otto buoi lunghi 6 cm e mezzo entro oggi o al massimo domani perché dobbiamo dipingerli e posizionarli sul grande plastico di ambientazione romana.
Ora capisco, sono una grande laboratorio di scenotecnica, avevamo parlato qualche giorno fa di un centinaio di soldati romani e di alcuni buoi, gli avevo mandato per entrambi due possibilità per entrambi i soggetti: statica, ovvero un bue già modellato, un bue da archivio per intenderci, io posso solo scalare la grandezza del bue, non modificarne le fattezze o la posizione; oppure ho il modello di un bue che posso modificare a piacere, fargli cambiare posizione, sesso, corna, età (anche i buoi sono stati vitelli).
Va bene, posso farle otto buoi per domani, se vuole…
Se non può farlo per ieri per domani va bene.
Vuole il modello statico o quello modellato, perché se lo volete modellato dovete dirmi in quale posizione lo volete.
No, statico va bene ma subito.
Certo, arrivo in ufficio e li metto su, ci metteranno sei ore a stamparli, due ore di post produzione e per le cinque o le sei, per essere tranquilli sono pronti.
Perfetto.
Arrivo in ufficio e le mando l’offerta da firmare e poi metto in stampa.
Bevo il mio caffè aromatizzato alla rosa, la giornata è già iniziata.
Ore 9.30. Arrivo in ufficio e spedisco l’offerta mentre Enrico carica la resina grigia e mette su il file.
Faccio partire il tutto?
Aspetta che arrivi l’offerta firmata, per la spedizione hai chiamato il corriere?
Sorge il primo problema, il corriere ha un range di ritiro è dalle 16 alle 18. Richiamo il cliente.
Se il corriere mi arriva alle 16 c’è il rischio che i pezzi non siano pronti.
Ma non potete farli prima?
No, al massimo posso darveli non finiti.
No, no. Allora li spedisca direttamente al museo dove ci sarà la mostra, li dipingeranno là.
Mi ha spedito l’offerta?
Non mi è arrivata, me la può spedire via fax?
Via fax? Oddio! Via fax? E dove lo trovo un fax nel 2017? Dal tabacchino?
Guarda che puoi farlo via internet.
Enrico è il mio santo personale.
Ore 10.00. Spedisco il fax che torna firmato via mail (mistero) e metto in stampa i buoi. La vita in ufficio riprende il suo normale svolgimento.
Ore 14.00. Piove. Il vicolo di Canneto il lungo diventa un fiume, erano settimane che non pioveva. Il cielo si è oscurato. Il lampione davanti all’ufficio si accende. La stampante continua a stampare gli otto buoi, mancano due ore alla fine della stampa. Un lampo. Il lampione si spegne. Guardo la stampante, continua ad andare. Il tuono si avvicina. Il lampione si riaccende. Fuori piove più forte. Quante settimane erano che non pioveva? Un lampo, un tuono. Guardo la stampante, continua ad andare. Abbiamo il temporale sulla testa. Forse erano mesi che non pioveva… se fermo la stampa buttiamo via i buoi e bisogna ricominciare da capo e rischiamo di arrivare in ritardo con la consegna.
Faccio l’unica cosa che posso fare: prendo il pane benedetto di Sant’Antonio e lo metto davanti alla stampante 3D. Sant’Antonio aiutaci tu.
Cosa stai facendo? Mi chiede Enrico.
Non possiamo fermare la stampa e se un fulmine entra ora nella linea elettrica ci fulmina la stampante. Preghiamo Sant’Antonio, che cosa dobbiamo fare?
Perché Sant’Antonio, è il protettore delle stampanti 3D?
Non lo so, potrebbe esserlo. O lui o Santa Zita, la santa delle imprese impossibili. Ma le rose benedette di Santa Zita non le ho, il pane di Sant’Antonio sì.
Ore 14.25. Il temporale finisce.
Ore 16.00 La stampa è finita.
Ore 18.00 Gli otto buoi vengono imballati e messi dentro una scatola pronti per il corriere che domani mattina verrà a prenderli.
Il cliente riceve i suoi otto buoi puntali direttamente al museo, non ieri ma l’indomani.
Per scaramanzia il pane benedetto rimane davanti alla stampante… non si sa mai.
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