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La stampa 3d spiegata a mia nonna.


Mia nonna è seduta sul divano in pelle della sala. Legge “TV Sorrisi e Canzoni” e controlla che quelli della televisione rispettino le programmazioni. Dal mega schermo piatto Riva di Sentieri è stata clonata.

  1. Ma cosa è che fai di lavoro adesso?

Mi chiede inaspettatamente la nonna, la gatta salta dietro il divano mentre mia figlia la rincorre. La gatta è ben nascosta e mia figlia infila il braccio tra la carta da parati e lo schienale in pelle, cercando di stanarla.

  1. Progettazione per la stampa 3d, nonna.

  2. Stampa? E cosa stampi?

  3. Qualunque cosa nonna, adesso stiamo progettando un prototipo per un chirurgo.

Mi alzo e cerco di distrarre la bimba con una pallina gialla, la gatta di mia nonna è piuttosto selvatica.

  1. Ma stampi i disegni?

  2. No, nonna, stampo proprio lo strumento che deve usare il chirurgo.

  3. Ah, brava, brava.

La nonna mi sorride e riprende a leggere. Non ha capito.

  1. Invece di stampare il disegno dalla stampante 3d esce un oggetto fatto e finito.

La nonna mi guarda con un sorriso vuoto.

  1. Come se fosse scolpito.

Aggiungo.

  1. Hanno inventato una stampante che scolpisce?

  2. Hai bisogno di un mestolo nuovo? Io te lo progetto ( cioè Enrico e Andrea te lo progettano) e poi dalla stampante ti esce fuori il mestolo.

  3. Il disegno?

  4. No, no, proprio il mestolo per servire la minestra.

  5. Di carta?

  6. No, del materiale che vuoi: plastica, alluminio, nylon, gomma, resina.

La gatta è uscita da dietro il divano e si va a sedere in braccio alla nonna mentre la piccola Gilda si distrae ballando sulla pubblicità del formaggino Mio.

  1. E ti sei comprata questa stampante qua?

  2. No, nonna, non è che mi sono comprata questa stampante qua. Anche perché non è che con una stampante stampi tutte questi materiali e con la stessa precisione, per ogni materiale c’è bisogno di una stampante apposta è come… è come…

Questo concetto è abbastanza difficile spiegarlo normalmente, parlare della differenza di tecnologia tra una stampante auto-costruita in fdm che estrude filamenti di plastica e una macchina che cura attraverso degli elettroni in ambiente controllato delle polveri atomizzate di titanio è intuitiva, ma la gente solitamente spegne il cervello prima di aver finito di dire la parola tecnologia…  figurarsi una novantacinquenne.

  1. Come voler cucinare la pasta nella padella.

  2. Come nonna?

  3. Quando ero in America la sorella della moglie di Jimmy voleva cuocere gli spaghetti in un padellino grande così, non ci cuocevi neanche due uova in un padellino così piccolo.

La nonna ha tutta la sua famiglia in California, a Monterrey. Migranti di inizio novecento.

pentola
  1. Io glielo dicevo: per cuocere la pasta ci vuole la pentola alta, per fare il sugo il tegame, per friggere la padella, ma lei niente: cuoceva tutto nel padellino per i “pampu kakies”.

  2. Uguale nonna! Possiamo stampare tanti oggetti diversi e in materiali diversi utilizzando macchine diverse: alcune cuociono con un laser delle polveri, altre invece fanno scivolare della pasta morbida che si solidifica raffreddandosi…

  3. Ma io non ho bisogno di un mestolo, ma di un coperchio.

  4. E ti faccio un coperchio allora, di quali dimensioni?

  5. Anche in ferro?

  6. Sì, nonna. In alluminio, acciaio se vuoi. Esistono delle plastiche e delle resine che possono essere utilizzate al posto del metallo ed hanno la stessa resa, ma molto spesso la gente non ci crede.

  7. Eh, come la zia Ciccina.

  8. La zia Ciccina?

La zia Ciccina era la zia della nonna, marsalese.

  1. Quando mia mamma è tornata in Italia con un catino di plastica per il bucato… da noi ancora non se ne vedevano in giro, roba americana… la zia Ciccina si è rifiutata di usarlo per anni. Diceva che si sarebbe rotto se ci si metteva dentro il bucato, che il catino di legno era meglio ma sai quanto pesava? Ci si spezzava la schiena a sollevarlo vuoto.

Gilda fa cucù alla gatta che affonda le sue unghie sulle ginocchia della nonna che le tira un pattone: la gatta vola contro il divano in pelle beige. La stanza si riempie della sigla di Sentieri.

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